Il Jilbaab e quali sono gli indumenti che possono sostituirlo

Autore: shaykh al-Albani (rahimahullah)
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Il brano che segue è tratto dal libro “Masaa’il Nisaa’iyyah Mukhtaarah min Fiqh al-‘Allaamah Al-Albani” [Selezione di argomenti pertinenti alle donne dal fiqh dell’Imam al-Albani] compilato da Umm Ayyoob Ghaawee. Questo libro contiene una raccolta delle opinioni di al-Albani – trascritte dai suoi libri o registrate da seminari e lezioni – in merito a vari argomenti aventi a che vedere con le donne. 
La seguente domanda fu posta a shaykh al-Albani nella registrazione di una lezione pubblica.
Interlocutore: “Vorremmo più dettagli sulla definizione del jilbaab, poiché lei ha affermato che si tratta dell’indumento che copre il corpo dalla testa ai piedi. Tuttavia, abbiamo trovato una grande differenza tra le varie opinioni nei libri di lingua [araba] riguardo a questo [termine]. Vi sono alcuni linguisti che lo definiscono un vestito ampio, altri dicono che è un khimaar. Altri ancora sostengono la stessa opinione espressa da lei, shaykh. Quindi, vorremmo un’ulteriore spiegazione – che Allah la ricompensi – e [che ci sia indicato] qual è l’opinione maggioritaria.”
Al-Albani: “Mi scusi, ma faccio fatica a comprendere la parte in cui ha detto che alcune persone sostengono che il jilbaab sia il khimaar. A quale khimaar si riferisce quando dice che sostengono che sia il jilbaab? Questo perché è ben noto che il khimaar è un indumento che copre la testa e non un abito molto ampio che copre tutto il corpo della donna, dalla testa ai piedi. Quindi, chi è, che lei sappia, ad affermare che il jilbaab sia il khimaar, alla luce di quello che ho spiegato? Questa è una cosa davvero strana, chi l’ha detto?”
Interlocutore: “È citato nel libro Lisaan al-‘Arab, in cui è indicato che alcune persone sostengano questa definizione.”
Al-Albani: “Dice che il jilbaab è il khimaar?”
Interlocutore: “Sì.”
Al-Albani: “Non si può dire questo perché, come sapete, vi sono due ayaat nel Corano – una ayah che ordina alle donne di indossare il jilbaab, mentre l’altra ordina loro di metter il khimaar. È impossibile dire che entrambe le ayaat contengono una ripetizione dello stesso significato, secondo cui il jilbaab sarebbe il khimaar, mentre il khimaar sarebbe il jilbaab. Piuttosto, ciascuno di questi termini – ‘jilbaab’ e ‘khimaar’ – ha un suo specifico significato, ciascuno dei due distinto dall’altro.
Sapete, ad esempio, che, quando una donna è in casa e si alza per pregare le sue preghiere obbligatorie, il più delle volte in casa sarà con i capelli scoperti. Quindi, si mette semplicemente un khimaar sulla testa. Il Profeta (salla Allahu ‘alayhi wa sallam) disse: “Allah non accetta la preghiera di una donna adulta a meno che non indossi un khimaar.” Quello che s’intende qui non è per nulla il jilbaab, ma quello che si intende è il copricapo.
Un’altra delle prove di questo fatto è che il Profeta (salla Allahu ‘alayhi wa sallam) ci abbia ordinato di passare le mani bagnate sopra turbanti, khimaar e calzini [nel fare l’abluzione].
Il mio obiettivo nel citare questo hadîth è quello di dimostrare che esso indica che il khimaar è un indumento che uomini e donne indossano – maschi e femmine. Per quelli che comprendono la lingua araba, da questo non si può certo trarre il significato che un uomo possa mettersi un jilbaab! Piuttosto, significa che si può mettere un khimaar (copricapo) in testa.
Quindi, è permesso che una persona si metta un khimaar in testa e ci passi sopra le mani bagnate [nel fare l’abluzione], indipendentemente dal fatto che si tratti di un uomo o di una donna. Il mio intento in questa discussione è innanzitutto di confermare la citazione secondo la lingua araba, e in secondo luogo – se è confermato che sia veramente tratta da Lisaan al-‘Arab e che davvero dica che il significato di ‘jilbaab’ è ‘khimaar’ – allora questo è prova sufficiente, da quello che ha citato, che questa affermazione è debole, perché l’autore ha detto: “È ritenuto che significhi …” (indica incertezza).
Inoltre, se studiassimo i testi del Libro [di Allah] e della Sunnah, ed ho già citato alcuni di essi, ne deriveremmo con certezza che il khimaar non è un jilbaab e il jilbaab non è un khimaar.
In breve, il khimaar copre meno di un jilbaab, mentre il jilbaab è più ampio in termini delle parti del corpo che copre. Inoltre, il jilbaab è specifico solo per le donne. È a loro che fu ordinato di indossarlo e non agli uomini. Mentre per quanto riguarda il khimaar, esso è il capo di abbigliamento che entrambi uomini e donne indossano. Sebbene l’uomo non sia obbligato a metterlo, uomini e donne possono comunque usarlo entrambi, come (nel caso di) una camicia. Come l’uomo indossa una camicia per coprire la propria ‘awrah – che è diversa dalla ‘awrah della donna – così fa la donna. Ma la sua ‘awrah è più ampia della ‘awrah dell’uomo.
Per questo motivo abbiamo detto nel libro “Il Hijaab della Donna Musulmana” che, quando una donna musulmana esce di casa, ha l’obbligo di fare due cose:
1) Mettersi un khimaar in testa e 2) Mettere un jilbaab sopra di esso, in questo modo da uscire vestita con un khimaar e un jilbaab. Quando una donna esce di casa, un indumento non abbastanza senza l’altro – una donna deve combinare il khimaar con il jilbaab. Sapete il versetto coranico riguardo al khimaar in cui Allah dice: {… e [di’ loro] di avvolgersi nei loro veli in modo da coprirsi il petto …} [Surah Nur, 24:31]
Avvolgere veli sul petto in modo da coprirlo non è una cosa che si può fare con un jilbaab. Questo può essere fatto solo con un khimaar, poiché è possibile avvolgerselo addosso. Per quanto riguarda il jilbaab, sapete che non è un indumento che si possa avvolgere attorno al petto o al collo. Potete vedere qui come gli uomini si avvolgono nei loro khimaar e come se li chiudono al collo. Per questo motivo, ciò che stiamo descrivendo qui è il khimaar e non il jilbaab. Quando una donna esce di casa, è obbligatorio che si metta un khimaar sulla testa, e che se lo avvolga attorno al petto e al collo. Questo perché il jilbaab (da solo) non basta a realizzare questo modo comprensivo di coprirsi, perché e largo e lungo, mentre il khimaar è largo e corto. Quindi ciascuno di questi indumenti ha il suo specifico effetto nell’adempimento di ciò che la donna ha l’obbligo di coprire. Questa è la mia risposta a quello che ha chiesto. Se è rimasto qualcosa che non ho coperto nella mia discussione, me lo ricordi.”
Interlocutore: “Quindi, se ho ben capito, il jilbaab non è il vestito ampio che le donne indossano oggi qui (in questo Paese) ad esempio, (che copre) dal collo ai piedi?”
Al-Albani: “No, niente affatto. Questo non è il jilbaab. Tuttavia, questo ci porta ad elaborare ulteriormente nella discussione di ciò che ha a che fare con il jilbaab. Come abbiamo detto prima, secondo la lingua [araba], il jilbaab non è un indumento simile a quello che è noto come ‘balto’. Quindi, ciò che deve essere chiarificato è questo:
Il comando indirizzato alle donne, in particolare riguardo all’indossare il jilbaab, non è un atto di culto obbligatorio il cui significato non possiamo comprendere. Infatti, è il contrario, (è un atto di culto obbligatorio che) ha un significato che possiamo comprendere. Ed il significato che ne deriva, come indicato sopra, è l’adempimento del modo di coprirsi a cui la donna si deve attenere.
Quindi, se, ad esempio, una donna indossa due indumenti, o porta un jilbaab composto da due parti – una [per la parte] superiore [del corpo] e una inferiore – ed entrambe queste parti soddisfano l’obbiettivo del jilbaab come spiegato nel Corano, a questo punto, anche se non possiamo riferirci a questi due capi di abbigliamento dal punto di vista linguistico chiamandoli ‘jilbaab’, riteniamo che essi raggiungano comunque l’obbiettivo desiderato, [cioè l’adempimento] dell’ordine di indossare un jilbaab come dovere religioso.
In Siria era comune fino a poco tempo fa, e continua ad esserlo per alcune donne praticanti che si attengono alla religione, un abito detto Malaa’at uz-Zamm. Ne hai mai sentito parlare in vita sua?”
Interlocutore: “Abbiamo qualcosa che si chiama Malaa’ah (mantello) [L’interlocutore viene dall’Algeria].”
Al-Albani: “No, ho detto Malaa’at uz-Zamm.”
Interlocutore: “No, non con questo termine. Noi diciamo Malaa’ah.”
Al-Albani: “Questo è un termine arabo. Il punto è che questo capo di abbigliamento che abbiamo in Siria consiste in due parti. La prima parte è una gonna detta tannurah – le è familiare questa parola?”
Interlocutore: “Sì.”
Al-Albani: “Un khimaar piccolo [cioè un’esharp o un foulard] che è appuntato alla testa, ma lascia esposte parti della fronte e le tempie e che espone anche parti del collo, date le sue piccole dimensioni, per sua natura non raggiunge l’obiettivo di un jilbaab secondo la sua vera definizione. L’obiettivo del jilbaab è quello che abbiamo spiegato riguardo al Malaa’at uz-Zamm. Questo è chiaro? Allora, prendiamo per esempio una donna che indossa un balto – come lo chiamate voi?”
Interlocutore: “Lo chiamiamo hijaab.”
Al-Albani: “No, questo è sbagliato. Il punto è che, se una donna indossa questo tipo di ‘hijaab’ e poi si mette un khimaar sulla testa, allora deve esserci (anche) un [valido] hijaab [cioè il jilbaab] messo sopra il khimaar. Abbiamo spiegato che vi sono due versi nel Corano. Questo hijaab può essere diviso in due parti, come abbiamo affermato prima quando abbiamo parlato del Malaa’at uz-Zamm.
Quindi, se una donna indossa quell’indumento che voi chiamate ‘hijaab’ e poi ci mette sopra un khimaar valido – e non quello che è noto col termine ‘esharp’ – e poi mette, sopra il khimaar, un altro indumento che copra metà del suo corpo, ad esempio che copra le spalle e le mani, a questo punto, (questo modo di vestire) diventa valido ed accettabile secondo la religione.”
[Tratto da Silsilat al-Huda wan-Nur (audiocassetta n. 232), data di pubblicazione: 6 giugno 2006.]

Traduzione a cura di www.alghurabaa.net